Avete notato la presenza di piccole mosche bianche sulle piante dell’orto? Si tratta di Aleurodidi, un parassita fitofago tra i più temuti, poiché è molto prolifico e in condizioni ideali riesce a sviluppare fino a 5 generazioni in un anno.
Si nutrono della linfa delle piante che assorbono tramite un apparato boccale pungente/succhiante: forano la superficie della foglia e aspirano la linfa. Così facendo arrecando un doppio danno: anzitutto indeboliscono la pianta, privata della linfa vitale, ma anche le micro ferite inferte sulle foglie rappresentano una porta d’accesso per altri virus di cui le mosche bianche sono spesso vettori. Un’infestazione di Aleurodidi non controllata può compromettere l’intero raccolto.
Ama i climi miti e umidi ed è quindi molto diffusa in gran parte delle regioni italiane. L’aumento delle temperature sta diffondendo il problema in aree in cui prima era quasi assente, se non in presenza di serre o tunnel.
Gli Aleurodidi possono potenzialmente attaccare quasi tutte le piante dell’orto, ma hanno una predilezione per Cavoli, Cetrioli, Melanzane, Peperoni, Pomodori e Zucchine.
Come arrivano le mosche bianche sulle piante
Gli Aleurodidi sono in attività quando le temperature sono comprese tra i 20°C e i 30°C. Il caldo eccessivo, sopra i 35°C, riduce l’attività riproduttiva poiché le uova faticano a sopravvivere. Anche il freddo eccessivo, vicino ai 10°C, limita fortemente l’attività e sotto gli 0°C muoiono sia gli insetti adulti sia le larve. Le uova però, se depositate in un luogo protetto, come un cumulo di foglie o tra la corteccia degli alberi, possono svernare e liberare una nuova generazione con l’arrivo della primavera.
A seconda della zona climatica in cui viviamo, la loro presenza può variare: nelle zone del nord fanno la loro comparsa verso aprile/maggio, nel sud prima.
Le femmine adulte depongono le uova sulla pagina inferiore delle foglie e dopo circa una settimana escono le piccole larve (neanidi), che iniziano subito a nutrirsi della linfa vegetale. Prima di trasformarsi in insetto adulto dovranno passare circa 25/30 giorni e diversi stadi di trasformazione giovanili.
La prevenzione
Il modo migliore per limitare i danni delle mosche bianche è sicuramente prevenire il loro arrivo; cioè rendere le nostre piante un habitat inospitale per deporre le uova e adottare dei sistemi di monitoraggio per individuare e colpire il problema appena si manifesta.
Possiamo ricorrere ad alcune tecniche agronomiche. Sappiamo che le uova possono svernare in inverno in luoghi protetti nel terreno: una buona pulizia invernale (per togliere foglie, rami secchi, ecc.) e la rotazione delle colture possono contribuire a ridurre le uova “dormienti”. E se anche si svegliassero in primavera, non troveranno la coltura che hanno tanto amato l’anno precedente.
Il monitoraggio costante dello stato di salute delle piante, specialmente nei mesi maggiormente esposti, quindi da aprile in poi, è fondamentale. Guardiamo bene le foglie, anche nella pagina inferiore, alla ricerca di tracce di parassiti: le uova possono essere facilmente rimosse a mano. Per questa attività ci vengono in aiuto le trappole adesive cromotropiche: le mosche bianche adulte sono attirate dal colore e rimangono intrappolate. In parte sono utili per catturare gli adulti, ma soprattutto ci segnalano tempestivamente la presenza dei parassiti.
Anche l’utilizzo di reti antinsetto è una soluzione per difendere le colture.
La difesa biologica
Se ci troviamo in presenza di larve e insetti adulti possiamo adottare diverse soluzioni di difesa biologica, anche integrate tra loro. Per esempio con prodotti a base di Neem nel terreno e trattamenti fogliari con oli e saponi molli.
Gli estratti di Neem contengono un principio attivo, l’azadiractina, che rende fagorepellente le foglie. Si può usare sia nel terreno (in polvere o granuli) sia per via fogliare (olio), anche in modo preventivo.
Gli oli vegetali invece agiscono per contatto e vanno spruzzati sulle larve e sugli adulti. Sono molto densi e il film che ricopre l’insetto ne provoca il soffocamento. Il sapone molle crea un habitat sulle foglie sgradito agli insetti ed è utile per pulire la pianta dalla melata, una sostanza zuccherina e appiccicosa rilasciata da questi insetti.