“Come dobbiamo annaffiare le Orchidee?”: è una domanda che molti appassionati ci rivolgono e in effetti un’irrigazione sbagliata è spesso alla base degli insuccessi di coltivazione di queste bellissime piante. Sia per la mancanza di acqua, ma molto spesso per gli eccessi d’umidità che provocano marciumi radicali e la morte della pianta.
Diciamo subito che non esiste una regola fissa, poiché sono molti i fattori che possono incidere: come la temperatura esterna, l’esposizione alla luce, il posizionamento a nord o a sud della finestra, il tipo di terriccio utilizzato, la grandezza del vaso, ecc. La “regola” di irrigare 1 volta alla settimana potrebbe essere una buona indicazione, ma dobbiamo considerare che una pianta esposta a sud al sole siciliano avrà più “sete” di una dietro una finestra ad Aosta esposta a nord. Senza considerare che c’è una certa differenza fra i ritmi d’irrigazione in estate e in inverno, sempre da adeguare al tipo di clima in cui noi viviamo.
Dobbiamo semplicemente “conoscere” meglio le nostre piante, capire di cosa hanno bisogno e come manifestano le loro esigenze. Perché le piante in vaso ci “parlano”, a modo loro: dobbiamo solo imparare ad ascoltarle.
Come annaffiare le Orchidee: partiamo dal terriccio
Non deve stupire che per parlare di acqua partiamo dalla terra, ma è bene sapere le Orchidee sono piante epifite, non hanno cioè necessità di terra e nelle foreste tropicali crescono spontaneamente aggrappate alla corteccia dei grandi alberi. Non arrecano danno alla pianta ospite: sono simbiotiche, non parassite. Per la precisione, non tutte le Orchidee sono epifite: la famiglia delle Orchidaceae comprende centinaia di varietà ed esistono anche Orchidee terricole, come la Bletilla striata. Ma quelle utilizzate come piante d’appartamento (come Phalaenopsis, Cattleya, Cymbidium, ecc.) sono epifite.
Le radici delle Orchidee, molto differenti dalle radici delle altre piante, hanno la principale funzione di “aggrapparsi” alla corteccia degli alberi e dare stabilità alla pianta e in modo da ricevere l’acqua piovana. L’acqua e le sostanze organiche vengono assimilate principalmente dalle foglie, che con i loro stomi sequestrano l’umidità ambientale necessaria alla pianta.
Contrariamente a quanto avviene per le altre piante, il terriccio delle Orchidee non deve trattenere l’umidità e anzi deve essere molto drenante. È una miscela di torba e corteccia, che si inzuppano e rilasciano gradualmente umidità alle radici. Ogni anno va sostituito poiché tende a deteriorarsi e a generare muffe.
Quando si bagnano le Orchidee
Indicativamente possiamo irrigare le nostre Orchidee 1 volta alla settimana nei mesi freddi (autunno e inverno) e ogni 2/3 giorni in primavera e in estate. Come scrivevamo poco, questi ritmi dovranno però essere personalizzati in base all’habitat in cui vive la nostra Orchidea.
Per le esigenze idriche, le Orchidee ci parlano attraverso le radici all’interno del vaso. Se sono verdi l’umidità del substrato di coltivazione è sufficiente e non deve essere bagnata. Al contrario dovremo irrigare quando tendono a diventare argentee: in mancanza di umidità, le radici si ricoprono di una leggera patina per limitare l’evaporazione, che le rende argentee. È il segnale che manca umidità.
Non ascoltate invece le foglie! Quando tendono ad afflosciarsi o a perdere di turgidità siamo indotti a pensare che la pianta abbia sete. Invece possono essere altre le cause: un colpo di freddo, uno sbalzo termico, ecc. E bagnando troppo peggioreremmo la situazione. Guardiamo sempre le radici.
Come annaffiare le Orchidee
I puristi dicono che in natura la pioggia cade dal cielo e quindi le Orchidee vanno irrigate dall’alto.
Noi vi suggeriamo l’irrigazione per immersione, altrettanto efficace e più facile da affrontare in casa. Si tratta semplicemente di riempire un contenitore di acqua (bacinella, lavandino, ecc.) e immergere il vaso quasi completamente, ma senza far uscire la corteccia dal vaso.
Lasciamo a bagno le piante per circa 20/30 minuti, finché le radici non torneranno verdi. Alla fine spostiamo il vaso in un luogo dove può scolare totalmente l’acqua in eccesso. Non lasciamo mai acqua nel sottovaso o nel portavaso: stimola la produzione di spore e muffe sul terriccio che possono causare malattie fungine alla pianta.
La nebulizzazione delle foglie
Le Orchidee richiedono un’umidità ambientale molto alta, poiché è da lì che traggono l’acqua attraverso le foglie.
Quando l’aria è molto secca, quindi in estate e quando sono in funzione gli impianti di riscaldamento e condizionamento, dovremo nebulizzare frequentemente le foglie. Anche una volta al giorno nelle settimane estive più calde.
Evitiamo di spruzzare l’acqua sui fiori poiché rischiamo di rovinarli. Le foglie vanno anche periodicamente pulite con un panno morbido inumidito con acqua per togliere la polvere e tenere liberi gli stomi, delle specie di pori delle foglie.
Tutti gli interventi di irrigazione e nebulizzazione fogliare andrebbero effettuati al mattino. Per dare modo al calore solare di asciugare bene tutte le parti della pianta prima degli abbassamenti di temperatura della notte.
Attenzione all’acqua
Per annaffiare le Orchidee l’acqua deve essere a temperatura ambiente e non gelata. Lo sbalzo termico dall’esposizione al sole, magari estivo, alla bacinella con acqua ghiacciata può causare uno stress alla pianta, con la conseguente perdita dei boccioli.
Inoltre il calcare e il cloro ostruiscono gli stomi delle foglie, limitandone l’attività: perciò andrebbero evitati. Sia per l’irrigazione sia per la nebulizzazione meglio utilizzare acqua demineralizzata, come quella piovana o di un pozzo o l’acqua distillata. In alternativa, specialmente per l’irrigazione per immersione, possiamo lasciare decantare l’acqua per una notte in un annaffiatoio: i minerali si depositeranno sul fondo.
Quando irrighiamo per immersione possiamo aggiungere all’acqua una dose di concime per orchidee.