Quello di rinvasare le piante da interni è un compito che gli appassionati di giardinaggio devono affrontare ogni primavera.

Perché rinvasare le piante da interni

Le piante allevate in piena terra possono ricercare le sostanze nutritive e l’umidità nel suolo, spingendo in profondità le proprie radici. Nelle piante in vaso questo processo è limitato dai bordi del contenitore: quando le radici arrivano lì, tendono a ruotare avvolgendo il pane di terra. Quando giungiamo a questo livello il rinvaso è utile per fornire alle radici maggiore spazio per svilupparsi.

Inoltre dobbiamo considerare che, con il passare del tempo, la struttura fisico-chimica del terriccio tende a peggiorare. Anche se prevediamo concimazioni periodiche, il substrato tenderà comunque a perdere porosità.

Quando rinvasare le piante da interni

In linea di massima, le piante d’appartamento vanno rinvasate ogni 2 anni o quando le radici fuoriescono dai fori di drenaggio o dal terreno. Un altro buon motivo per affrontare il rinvaso si verifica quando la parte aerea della pianta diviene sproporzionata rispetto al vaso e all’apparato radicale. Dobbiamo comunque informarci delle caratteristiche delle nostre piante: per esempio alcune piante grasse richiedono intervalli molto più lunghi.

Il periodo migliore per effettuare i rinvasi è l’inizio della primavera o la fine dell’autunno (quando le piante decidue vanno in dormienza). Ma possiamo affrontare questa operazione anche in altri periodi dell’anno, per esempio se acquistiamo una nuova piantina in un garden center. Vanno però evitati travasi nel pieno dell’attività vegetativa e quando fa troppo caldo in estate o troppo freddo in inverno.

Come rinvasare le piante da interni

Scegliamo un vaso leggermente più grande, indicativamente 4/5 cm in più di diametro. Quindi possiamo passare da un vaso di 16-18 cm a uno da 24-25 cm, per poi passare a 30/33 cm e a 40/45 cm. Usare un vaso troppo grande, pensando di “risparmiare” un rinvaso, potrebbe risultare pericoloso per la pianta. Un eccesso di terriccio potrebbe trattenere troppa umidità, inutilizzata dalle radici, che potrebbe provocare marciumi.

In caso di grandi esemplari non è più necessario il rinvaso: sarà sufficiente rimuovere il terriccio superficiale e sostituirlo con un nuovo substrato.

Dopo aver scelto il vaso, stendiamo sul fondo uno strato di materiale inerte, come ghiaia o argilla espansa. Lo strato sarà proporzionato all’altezza del vaso: per piccoli contenitori ne bastano 2-3 cm, per grandi vasi profondi possiamo arrivare a 10 cm. Sopra questo materiale stendiamo un primo strato di terriccio.

Quindi cerchiamo di estrarre la pianta dal vecchio vaso, inclinandola e tenendola delicatamente alla base del fusto. Se occorre, diamo dei colpetti al vaso per staccare la terra dalle pareti.

Prestiamo attenzione in questa fase a non rompere o danneggiare le radici.

Teniamo dritta la pianta al centro del nuovo vaso e facciamo scorrere la terra sui lati, aiutandoci con un bastoncino. Riempiamo di terra il contenitore fino a circa 3 cm dal bordo del vaso, per evitare che l’acqua fuoriesca dall’alto quando la annaffieremo. Al termine comprimiamo bene il terriccio per non lasciare vuoti d’aria e irrighiamo generosamente.

Il colletto, cioè il punto di intersezione con le radici, deve emergere dal terreno e deve trovarsi circa 1/2 cm sotto il bordo del contenitore.

Scegliamo un terriccio specifico

I ricercatori che operano nelle imprese del mondo dei substrati di coltivazione, sviluppano sempre più “miscele” specifiche per ogni tipo di pianta. L’obiettivo è di fornire un substrato con le condizioni ottimale alcune specie vegetali.

Oggi troviamo così in commercio terricci per acidofile, per piante grasse, per bonsai, per orchidee e naturalmente anche substrati biologici per l’orto e le piante da frutto.