È facile coltivare il Cappero sia in giardino nelle zone con clima mite, sia in vaso anche dove gela in inverno. La pianta del Cappero (Capparis spinosa) fa parte della famiglia delle Capparidaceae e in alcune zone d’Italia cresce addirittura spontaneamente. Le piante adulte nei climi mediterranei emettono lunghi tralci, che superano anche 1,5 m, che ricadono copiosamente se la pianta è in posizione soprelevata, oppure strisciano sul terreno per un raggio notevole.
Noto a tutti per l’uso nelle varie ricette, questo piccolo arbusto presenta fiori spettacolari bianco rosati e con numerosi e lunghi stami viola. La pianta fiorisce in estate e i fiori sbocciano la sera e appassiscono nella tarda mattinata del giorno seguente. I frutti, detti cucunci, sono bacche allungate, dapprima verdi poi rossicce, contenenti numerosi semi nerastri. I comuni capperi non sono i frutti di questa pianta ma il bocciolo del fiore prima della sua apertura: se vogliamo veder fiorire la pianta, dovremo quindi rinunciare ai capperi, ma i cucunci sono altrettanto appetitosi!
Possiamo trovare parecchie cultivar, per esempio la Nocellara (Capparis spinosa var. inermis) coltivata solo a Pantelleria, la Marocchina tipica del nord Africa, la Salina, che si trova nelle isole Eolie e soprattutto nella verde isola di Salina e la Spagnola coltivata nella Penisola iberica.
Se di piccole dimensioni, i capperi hanno più gusto, mentre quelli freschi non presentano alcun aroma. Dobbiamo infatti attendere che i processi enzimatici si attivino dopo la conservazione sottaceto o sotto sale: così i boccioli acquisteranno il loro piacevole aroma un po’ piccante.
In ambito erboristico, possiamo trovare preparazioni a base di Cappero consigliate per la cura delle vene varicose e di altri disturbi inerenti alla circolazione del sangue.
Dove coltivare il Cappero
Molto caldo e molto sole sono le condizioni ideali per la crescita di questa tipica pianta mediterranea, che possiamo notare anche abbarbicata su vecchi muri e rocce.
L’esposizione del punto di coltivazione a Sud è anche la condizione per rendere possibile in settentrione la sopravvivenza della pianta durante la stagione invernale.
Se abitiamo nelle regioni del Nord, in autunno provvediamo a proteggere le piantine giovani dal freddo e dall’umidità, al contrario degli esemplari adulti che sono molto più resistenti. Qualcuno forse ha scorto qualche pianta addirittura sulle pareti del Castello Sforzesco a Milano e sulle mura di tufo delle colline del Monferrato in Piemonte!
Come coltivare il Cappero
È obbligatorio che utilizziamo un terreno arido e calcareo, anche sassoso o molto povero, e soprattutto privo di umidità. Il Cappero infatti non ama una terra fertile, pesante o argillosa.
Poniamo un abbondante strato di ghiaia grossolana come drenante sul fondo della buca. Per chi ne dispone, è indicata la coltivazione delle piantine su muretti a secco soleggiati.
Non richiede concimazioni: è sufficiente un intervento annuale, in autunno, con un fertilizzante biologico a lenta cessione.
Come seminare il Cappero
Per coltivare il Cappero possiamo scegliere fra tre opzioni: acquistare le pianticelle giovani oppure la moltiplicazione per seme o per talea.
Le capsule dei semi semiaperte vanno poggiate sul substrato e nebulizzate con acqua a giorni alterni. Entro un mese vedremo spuntare le prime piantine che all’inizio crescono molto lentamente.
Se moltiplichiamo per talea, cioè una porzione di un ramo, dobbiamo porla in un vaso capiente pieno di una miscela di terra leggera e sabbia, mettendo poi a dimora la pianta nella primavera successiva.
Come irrigare il Cappero
Procediamo con irrigazioni regolari solo nelle prime fasi di sviluppo delle piantine.
Se coltiviamo il Cappero in piena terra potrebbe essere dannoso proseguire. Se invece lo coltiviamo in vaso è sufficiente irrigarlo nei periodi più caldi, quando notiamo che le foglie iniziano a soffrire. Va sempre evitata l’acqua stagnante nel sottovaso.